Sintobiografia e sintoscritti di Giampaolo Biccai

 

 

Studi umanistici e storici, grande appassionato di antropologia culturale ma ancor di più di musica,
letteratura, arte e scrittura.
Si diverte ad imparare a suonare il sax tenore e a scrivere poesie che tengano conto dello humour,
del non-sense e del paradosso.
Sogna la giustizia sociale.
Comunista.
Ama in segreto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

” Ti amavo.
Ti ho amata follemente.
Come una farfalla inebriata su acqua e zucchero.
Poi lo psichiatra mi ha detto che non esistevi.
Ti amo lo stesso.
Ti amerò follemente lo stesso.
Come una farfalla inebriata su acqua e zucchero… “

 

 

 

 

 

 

 

 

Pensiero blu

Per quanto a lungo mi ricordi, io ho amato, amo e amerò.
Un tempo amavo e insieme facevamo la guardia alle capre, agli agnelli, alle piante e cura avevamo dell’acqua.
Avevamo un gioco che facevamo con sassolini o con
I noccioli di pesca spolpati.
Si lanciava in aria un sassolino o nocciolo e nel mentre al volo si raccoglievano gli altri elementi.
Sulla sabbia tracciavamo linee e caselle per giocare ad una sorta di dama.
Confezionavamo bambole con ossa e vegetali.
La bambola-uomo si sposava con la bambola – donna.
Una ero io, l’altra eri tu.
Seguivamo il percorso delle formiche chiedendoci dove potessero andare.
Ciò che di bello ricordo con più chiarezza era vedere il tempo che guardava
I nostri occhi che brillavano di blu sotto le palpebre e le ciglia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salvador Dalì

Salvador Dalì

Pronomi personali

Farfugliamenti  e riflessioni

Parliamoci. Guardiamoci negli occhi, smettiamola di fare finta e di cercare sempre un contraltare,
un avversario contro cui poter sfogare le nostre rabbie e malumori accumulati; su cui riversare quanto di noi, a noi stessi, non va bene, non ci piace.
Ben oltre quegli, spesso sdolcinati, “Mi piaccio, mi amo come sono”;
da soli, gia’ lo sappiamo e bene, che essere “un altro”, non conviene, che non sapremmo farlo.
A meno di perdere ogni ricordo ‘nostro’, memoria, sembianza, di cio’ che siamo e abbiamo dato o avuto. Ma che senso avrebbero poi, altre vite, se le precedenti non ci avessero potuto insegnare nulla, lasciare nulla, se non come fa un sogno o un film…; se delle altre non potessimo serbare ricordo o traccia?
Per noi sarebbe sempre la prima volta, la sola vita, da vivere come sappiamo e possiamo.
A volte un trascinarsi stanchi, altre, un volare liberi e sicuri, spesso, a sbattere a muso duro, contro pareti e muri.
E peggio ancora, sarebbe avere altre vite, ricordando questa, quello che eravamo e far confronti, associazioni, distinguo, ma, pero’, chissà.
Sarebbe un rimpiangere quello che non e’, quello che era o che avrebbe potuto; sarebbe una croce in più da portare, che frenerebbe passi e slanci, una zavorra che ci terrebbe “al palo”. Se solo sapessimo accettare un po’ di più gli altri e gli altri noi, spicchi di specchi in cui ci riflettiamo, con gli stessi errori, banalità, pochezze; e con gli stessi aneliti, soffi, slanci, speranze, dolcezze. Eppure tutti chiusi nei nostri mondi piccoli o presi ad autoproclamarci incondizionati amanti della vita, della natura, dell’eguaglianza, della libertà, sapendo autolimitarci, da soli, quella libertà che va a intersecarsi e spesso cozzare, con quella altrui. E spesso ci crediamo per davvero, convinti e certi, spesso lo vorremmo, spesso ci illudiamo, con una frase, con una ” donazione “, con un appello, con una levata di scudi; e ci laviamo la coscienza e l’incartiamo come un “ fioretto ” nuovo.
Prima di tornare a coltivare, dietro a steccati, fossi, recinti, trappole per topi, il nostro piccolo orticello quotidiano.
Io, tu, lui, voi, noi, tutti…

 

 

 

 

 

 

 

 

Me disormeggiato

Assolo jazz

Isola giorno
dalla notte si istma…
Non sono mai uscito dalle ore
e dal tacere infiltratosi dalla memoria.
Indefinita memoria.
LA VITA!? Che giro di girasole scarso.
Oggi il cielo è più azzurro dell’azzurro.
Che disordine in questa calma,
nell’avverarsi più del battito… di più la penna.
Poi, il mare sfugge dalle mani.
Allora ci si sente come lo stambecco che strappa licheni,
muschi-sogni dei Presepi.

 

 

 

 

 

 

Senza titolo

arianna_vanderlyn

John Vanderlyn

 

 

Mi piacciono tanto le poesie senza titolo.
(quelle che leggo e quelle che scrivo)
Se l’amore fosse un filo d’Arianna,
segnerebbe calchi di orme per prossimi piedi.
Invece l’amore è un labirinto di ipotesi
e allo stesso tempo non ha virtù.
Non sa donare,non sa perdonare o consolare.
L’amore si nutre di sgomento.
Per questo il vago ondeggiar
di un mare o di un corpo sinuoso
voglio sempre vederlo nascosto
dietro il pizzo di un centrino,
che lascia intravvedere
radici di zenzero.