Sintobiografia e sintoscritti di Graziella Dimilito

 

Classe 1949, pensionata, mi diletto a scrivere piccoli racconti giallo-noir. Li ho fatti stampare in due libri tascabili, una grande soddisfazione personale. Faccio lunghi giri in bicicletta,
mi piace leggere e cimentarmi in giochi enigmistici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da giovane sognavo il mio domani,
ho sempre avuto la testa piena di idee,(pochissime realizzate).
Ora che, come si suol dire, ho il futuro alle spalle,
il mio domani è ieri.
Adesso penso solo all’oggi!

 

 

 

 

 

 

 

 

Sapore di sale sapore di te

Roberto e Marina sdraiati sulla spiaggia, si abbronzano al sole.
«Che caldo esagerato» dice lui  «ci buttiamo in acqua?»
«Buona idea» dice lei.
Si tuffano nell’acqua fresca del mare, nuotano, rana, dorso, farfalla. A un certo punto Marina grida: «Aiuto, aiuto!» Roberto fa per raggiungerla ma prima di lui arriva il bagnino, che afferra la ragazza e tenendola saldamente fra le braccia la riporta a riva.
«Ma… qui si tocca!» mormora Roberto.
Intanto vede Marina, con le braccia attorno al collo del nerboruto bagnino, che ride guardandolo estasiata.
«L’ha fatto apposta» pensa afflitto e sconsolato «ho capito, sarà lui a sentire il sapore di sale delle sue labbra». Raggiunge l’ombrellone proprio mentre Gino Paoli canta: «Sapore di saaleeee, sapore di teeeeeee…».
 

Sole – Luna

«Non essere così fredda, abbracciami»
«No, sei troppo caldo»
«Insieme faremo il tepore»
Luna sorride.
Una nuvola pudicamente li copre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hot line

Una voce suadente e sensuale risponde al telefono: «Pronto… sono Jasmine, dimmi, cosa desideri da me?»
«Jasmine, che bel nome, cosa desidero? Tutto! Dimmi qualcosa di te!»
«Sono mora… occhi verdi, labbra carnose, quarta di reggiseno e… sono nuda!».
Mentre l’uomo inizia ad ansimare, la ragazza, col pigiamone di flanella, si copre fino al mento.

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

 

Al calar della notte

Un’infanzia trascorsa tra un padre troppo severo e una madre iperprotettiva; aveva imparato a fingere obbedienza con l’uno e affetto con l’altra, per non soffocare.
Mai aveva avuto un moto di ribellione, ma il suo cuore traboccava di risentimento e voglia di libertà.
Un giorno decise di agire: se ne andò al calar della notte con poche cose nello zaino, lasciando solo un biglietto sul tavolo della cucina. Poche parole intrise di veleno:
«NON CERCATEMI! NON VI HO MAI AMATI. SCELGO LA LIBERTÀ CHE MI AVETE SEMPRE NEGATO».

 

 

 

 

 

 

 

 

Libera nos Domine

Da quando lei era morta di un male incurabile, non riusciva più ad andare avanti. Il dolore era insopportabile, si sarebbe ucciso ma, non trovava il coraggio. Ogni sera pregava: «Liberami da questo dolore, ti prego fammi rivedere il mio amore almeno una volta». Quella sera, mentre si rigirava nel letto, la vide! Era appoggiata alla spalliera e gli sorrideva. Lui scese immediatamente dal letto con le braccia tese, poteva toccarla, era viva! «Oh Dio ti ringrazio!».
La tenne stretta piangendo, pronunciando parole d’amore e di dolore, poi si staccò per darle un bacio. Un urlo spaventoso uscì dalla sua gola, vedendo il volto mostruoso che rideva sguaiatamente, i denti marci, gli occhi fuori dalle orbite. Tale fu lo spavento che il pover’uomo passò dal sonno alla morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

Elisa Buglioni.

 

Viva la pace

Uomo ingrato!
Molto ti fu donato,
la vita, il sole, il mare.
Ma tu non sai apprezzare
le bellezze del creato.
Per potere e per denaro,
per conquiste o religione,
sai crear solo dolore,
sterminando bimbi e mamme,
metti tutto a fuoco e fiamme.
Quando arriverà il tuo turno
di passare ad altra vita,
nulla potrai più fare
per farti perdonare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un bacio nella penombra

«Non puoi uscire da sola con lui!»
«Ma siamo fidanzati!»
«È sconveniente, verrò io con voi o tua sorella».
Carmelina e Tore sono sconsolati, sempre qualcuno

fra i piedi.
È il tramonto, il fidanzato deve tornare a casa.
«Mamma lo accompagno alla porta».
E lì, favoriti dalla penombra, col cuore in tumulto,

si scambiano un bacio furtivo.
Non sanno che la mamma li sta guardando… sorridendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

dimilito

M. Corallo

Omicidio a luci rosse

La donna lo guardava con insistenza, lui ricambiava gli sguardi lusingato. Era elegantissima: abito di seta e grande cappello neri, occhi scuri e labbra rosso fuoco.
L’uomo presto le si le avvicinò, con in mano due coppe di champagne e le disse: «Vorrei brindare alla tua bellezza». Lei, sorridendo, prese il bicchiere e rispose sfacciatamente: «Grazie, anche tu mi piaci, ti voglio…». «Usciamo» disse lui, e intanto pensava: «Che colpo! Stanotte mi faccio la dark lady!».
La donna indossò la mantella, quindi si recarono in un motel lì vicino, dove presero una camera.
Ella si avvicinò subito al grande letto e gli disse: «Mi vuoi?» «Sì, sì, certo che ti voglio!» Fu la sua risposta. «Allora vieni da me». Lui le si avvicinò ansante, lei premette le labbra rosse sulle sue e lo avvolse nella frusciante mantella di seta. L’uomo si lasciò travolgere estasiato.
Quando aprirono la camera, il mattino dopo, lo trovarono disteso sul letto, completamente vestito, solo un leggero sorriso aleggiava sul suo volto.
Non sempre la Nera Signora miete con la falce!

 

 

 

 

 

 

 

Pinocchio

Carlo Collodi stava descrivendo minuziosamente sul manoscritto,
Pinocchio, la marionetta fatta di legno che la sua fantasia aveva creato.
«Vorrei tanto vedermi» disse il burattino attraverso le pagine.
Carlo, felice che la sua creatura parlasse, lo accontentò.
Prese dalla scrivania un gessetto e ne tracciò la sagoma sulla pagina.
Pinocchio, soddisfatto, si addormentò felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

Parla come mangi

Il damerino ha l’auto in panne. Il meccanico col viso, le mani e la tuta sporchissimi, guarda il radiatore: «Accidenti! Qui manca totalmente l’antigelo! È bollente!»
«La prego, mi tiri fuori da questo inghippo!»
«Eh?»
«Mi aiuti!»
«Ah! Adesso non ho tempo, porca vacca!».
Il damerino scandalizzato: «Il suo eloquio è pencolante».
Il meccanico, imbarazzato, controlla la cerniera dei pantaloni.