Sintobiografia e sintoscritti di Giulia Valente

valenteNata nel 1969 ad Asiago, adoro la montagna, nonostante uno dei miei sogni sia quello di respirare ogni mattina aria di mare.
Da brava montanara, amo la semplicità e la genuinità delle persone come delle cose.
Riservata e forse un po’ troppo riflessiva, ho imparato col tempo a sorridere alla vita e, spesso, per fortuna, anche di me.
Amo ascoltare più che parlare… e la scrittura, che per motivi di tempo ho sempre trascurato, riesce a farmi tirare fuori tutte le parole che non ho mai detto. E’ da poco che l’ho riscoperta e devo dire che mi piace un sacco!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

” … Quando arrivi, bussa piano. E togliti le scarpe, per entrare in punta di piedi.
Io sono qui. E ti aspetto da sempre… “

 

 

 

 

 

 

 

 

In bilico

Luci e ombre a rincorrersi
La verità rimbalza
Che fai tu luna
Oltre a squarciarmi dentro?
Aspetti lacrime a lenire ricordi
O sospiri a soffiar via i perché
Ma non regalo più niente a nessuno
Distendo solo gambe e pensieri
Svuoto tasche e polmoni
Apro occhi e bottiglie
Mare rosso in cui tu ti rifletti
Poi brindo a me stessa e a te
Non è questo il calore che cerco
Dura poco
Ma è vero e perfetto
Rotondo come il cerchio tuo d’ambra
E la verità emerge
Che lei sta sempre a galla
 

 

 

 

 

 

 

Perché

Per sentirmi viva e lasciare l’energia scorrermi dentro.
Perché non mi piaccio, ma così un po’ di più.
Per parlare con me, ma non a voce alta, che poi passo per pazza.
Per spogliarmi e rivestirmi di cose che pensavo dimenticate e scoprire sempre un nuovo tessuto che, se anche gli altri non vedono, mica mi fa vergognare quando gridano che il re è nudo. Perché è di me che mi vesto. Sempre in tinta con l’umore. E divento io.
Ecco perché scrivo.

 

 

 

 

 

 

Scivolo

tumblr_lkceb7s4I01qjn1ebo1_500_large

Tumblr

 

 

 

Chiudo ogni spiraglio
Narici serrate
a trattenere
forse
l’ultimo respiro
Acqua tiepida
mi culla
come grembo materno
che solo sa amarmi
Occhi ora aperti
fissano
una vita che scorre
tra bolle inconsistenti
liquidi amniotici
umori cristallini
e cristalli fatti a pezzi
per sbaglio
e per fortuna
Non posso affondare
Il marmo mi circonda
ma dentro me sì
tutto affonda
niente scivola
solo io
Riemergo
Respiro
Non era l’ultimo

 

 

 

 

 

 

 

 

Vorrei poter scrivere parole leggere

Soffiare nel cielo
e fartele avere
Cantarle e ballarle per te
dentro il vento
in punta di piedi
col cuore lento
E note di stelle che intrecciano voli
E spuma di mare che dolce riecheggia
Poi voli incrociati intrisi di noi
E terre lontane da rendere nostre

Vorrei ma non serve

Tu sei
Tu sai
Tu tutto conosci
Tu angelo inquieto
Tu anima bella
Di luna ti vesti
E luce diffondi
Dall’alto mi doni sorrisi e respiri
E canti mai stanchi
che scaldano dentro

Tu sei
Tu sai

A Pascal

 

 

 

 

 

 

 

Nonsense stanco

Oggi son stanca
come la capra che la panca non la regge più
Sogno neve di polistirolo
che non bagna
non raffredda
ma neanche scalda
a differenza del fiato di quell’asinello
che se fosse capra almeno le cederebbe il posto
in un presepe che non mi stanco mai di costruire
Questo per dire che se son stanca
non è colpa del presepe
neanche della capra
neanche della neve
Son stanca che tutto debba avere un senso
Per questo quello che sto scrivendo è la cosa più bella che io abbia mai partorito
Negli ultimi due minuti della mia vita intendo

 

 

 

 

 

 

 

Baci diversi

Dal web

Dal web

 

 

Ti bacio con le dita
pelle bianca
pelle tesa
bianca come il tuo respiro
tesa come il desiderio

Perdo sempre l’equilibrio
lascio andare
l’energia
e risalgo la corrente
è miscela d’acqua e fuoco

Poi ti bacio con la pelle
carne sangue e saliva
salgo a galla
e ti ritrovo
nelle vene
e tra le mani

Altri baci infiniti
con le labbra respirati
sono vita e follia
incrociati puri avvinti
poi spezzati
da una scossa
si riposano
ansimanti

 

 

 

 

 

 

 

Piove. E noi si danza

Piove. E noi si danza
E gocce su di noi
a sciogliere catene
a dissetarci l’anima
a regalare stelle
Abbracciami straniero
che sei con me da sempre
Solo ora ti mostri
Solo ora comprendo
Serviva acqua amara
Serviva tirar fuori
Specchiarsi l’un con l’altro
Dimenticare il resto

 

 

 

 

 

 

 

valente

Клименко Геннадий

Esser donna

Oggi lasciami stare
Quindi stammi vicino
Ma in punta di piedi
Non ho voglia di niente
Quindi ho bisogno di tutto
Anche di te
Ma tu non sfiorarmi
Neanche con lo sguardo
Penetrami invece
Con la tua mente
Leggimi dentro
E aspetta il momento
Sono scrigno difficile da aprire
E cielo che cambia col vento
Ma hai tu la chiave
E sei tu che ci voli dentro
E che sai quando e come
Quando sto così
Non lasciarmi stare
Da sola
Mai

 

 

 

 

 

 

 

Sentirsi così

Tempesta
di neve
che dentro
ti gela
e vuoto
inesauribile
ad accoglierla
pozzo segreto
scavato
con parole
avide
di sensi atavici
e risposte abortite
mai giunte
Germoglio di foglia
di primavera
che cade
quando non deve
Lupi grigi
affamati
di quel che sei
dilaniano
piccole certezze
costruite
con fatica
e pillole
d’ogni colore
che a togliere il nero
non servono
Occhi esperti
di cuori asfittici
a sondare
oceani
che neanche tu sai
Anch’io non so
Ma ti sento

Ad un’amica

 

 

 

 

 

 


GIULIA VALENTE
Quindici parole

Quindici come loro…
Li leggevo, per trovare risposte
che solo ora trovo,
ma dentro me.

Ne ricordo ancora l’odore.
Non ho mai saputo paragonarlo ad altro; era il loro odore e ce l’avevano solo loro…
In un vino puoi sentire note dolci e fruttate o profumi di campi di grano o tabacco… In quei quindici volumi non so cosa ci fosse… Mi rivedo bambina, a sfogliarli, nella stanza più calda e luminosa della casa, riscaldata dalla rassicurante presenza di una madre attenta, di poche parole, dal grande esempio, mai distratta da sms o mail… che il cellulare dovevano ancora inventarlo! E papà faceva i turni di notte… di giorno riposava e neanche una mosca facevamo volare in casa. Io sempre attenta. E diligente. E rispettosa. Mi sono ritrovata grande senza volerlo; senza saperlo. Senza scegliere. Oggi ci sono tornata in quella stanza; il camino acceso, un papà che non c’è più, quadri e fotografie a raccontare di una vita vissuta tra quei muri. E la mamma. Che ricama per non pensare al suo male. Che sorride quando mi sente arrivare. Che si tiene tutto dentro, perché così ha imparato a fare. Con una fede che le dà forza e un’altra che ormai le balla, su quel dito improvvisamente smagrito. Voglio rileggere quelle filastrocche, quelle che mi facevano sembrare il mondo bello. Per un giorno, solo per un giorno… voglio dimenticare quello che la vita mi ha insegnato e che ho dentro e che nei libri non c’era scritto. Voglio tornare bambina. Voglio sentire la vita leggera. E la mamma che ride. E il papà che mi saluta, – Brava Giuli, leggi… che è importante! -.
Si siede sul divano e fuma la sua esportazione senza filtro.