Sintobiografia e sintoscritti di Paolo Veronesi

veronesiNato poco più di una quarantina d’anni fa, da sempre è amante delle Arti,delle Muse che queste ispirano.
Residente in un piccolo paese in provincia di Modena, ama viaggiare in maniera casuale alla scoperta di nuovi mondi e nuove persone.
Operaio in un’azienda biomedicale porta nel suo lavoro la fantasia dove può e la realtà dov’è d’obbligo. Non ha nessuna opera edita ma partecipa a gruppi di scrittura creativa a cui regala parole della sua folle lucidità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi chiudo tra i petali
Di una rosa senza spine
Perché tu mi colga
Mentre il profumo mi prende
Della tua pelle in estasi
D’oblio vestita per amare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MynameisKatey

MynameisKatey

Solitudini senza tempo

… Trovò strano quel suo comportamento ma ancor più strano trovò se stesso nei confronti di quel comportamento.
Negli ultimi giorni aveva notati piccoli cambiamenti e una sottilissima indifferenza ma lui non si sentiva in dovere di pensare al peggio e continuò ad amarla come sempre aveva fatto.
Fu in una notte d’agosto che si trovò improvvisamente solo, di lei nel loro letto nessuna traccia.
Una finestra aperta lasciava filtrare la luce della luna e un profumo a lui ben noto.
Lui si sporse e laggiù, illuminata dal pallore selenico, il profilo della sua donna che, lemme lemme, avanzava come un’onda verso il cancello d’uscita.
Lei, solo per un attimo, alzò lo sguardo a quella finestra e sorrise con tutta la dolcezza che l’aveva sempre contraddistinta, aprì le labbra in un bacio e, come la marea s’abbassò, toccò la terra e venne inghiottita dal traffico.
Da quella notte due solitudini si sciolsero come nodi al pettine e non trovarono più abili dita a intrecciarle.
Da quella notte lui capì quanto il suo presente era solo il ricordo di un futuro che ancora avrebbe voluto legarsi al passato.
Da quella notte lei non capì il suo futuro ma fu il suo presente a obbligarla a recidere il cordone ombelicale che l’aveva legata a un passato che, presto, l’avrebbe riportata a un futuro dove le solitudini di due amanti sarebbero maturate nell’indissolubilità di un’unione senza tempo.

 

 

 

 

 

In compagnia della luna

Cercavo compagnia nella campagna bruciata dai papaveri e
dal suono di una chitarra gitana che giungeva da chissà quale dove.
Cercavo compagnia e la trovai nella Luna che, docile,
si posò sul mio tetto
come una farfalla
attirata dalle mie notti insonni.
Faceva le fusa la Luna, sentivo la sua voce
sussurrare ai miei sogni
consigli per realizzarsi.
Faceva luce la Luna
ma in pochi eravamo rimasti
a cercarla nel velo buio e
spiegazzato della notte
dove le stelle
rammendavano asole per bottoni
che faticavano a allacciarsi.
Faceva fatica la Luna
a realizzare il suo sogno e
rimaneva regina di un regno a metà
dove i gatti le intonavano canti d’amore
come disperati poeti
vittime di libidini
insoddisfatte dai loro pensieri.

 

 

 

 

 

 

L. Anahati

L. Anahati

Di foglie che cadono

Di foglie che cadono se ne vedono molte ma nessuna è come quella che ti cadde sul vestito quando,
sulla panchina, stavi contemplando il tramonto che offriva un color ruggine a un mare mai stato così quieto.
Da poco eri rientrata da un funerale e il giorno sembrava salutare la tua venuta offrendoti la pace che in altra forma, aveva raggiunto chi fino a poche ore prima era metà di quella tua vita, che se qualcuno volesse definire, rappresenterebbe con i colori bruni dell’autunno.
Di foglie che cadono se ne vedono ovunque ma poche così gialle, così rosse, così brune, come quelle che ottobre lasciava scivolare come onde nel mare dei ricordi.
Tu, seduta, guardavi le prime stelle e pensavi a quanti desideri avresti potuto esprimere, se quelle fossero cadute come le foglie di quel giorno, aiutate dal vento o dai passi di qualche merlo alla ricerca delle ultime briciole.
Di foglie che cadono solo poche persone se ne interessano.
Tu le avresti raccolte tutte e ridisposte sui loro rami.
Ma non era più tramonto e la notte cadeva anch’essa, mentre tu raccoglievi il riflesso della luna
e lo indossavi sul tuo sorriso più bello.

 

 

 

 

Sepolto in cantina

Era un tipo d’annata, come il migliore dei vini, sepolto in cantina per scelta, non per dimenticanza.
Aveva saputo usare il tempo a suo piacimento e il tempo aveva assecondate le sue fantasie con rara sensualità.
Aveva saputo e sapeva amare ma non poteva chiedere al tempo di ritornare.
Ora poteva e doveva donare il vino che il suo cuore sapeva versare e rimare.
Sepolto in cantina aveva saputo filtrare la sua memoria e, ebbro, avrebbe brindato alla luna.

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

Dal web

In compagnia della luna

Cercavo compagnia nella campagna bruciata dai papaveri e dal suono di una chitarra gitana che giungeva da chissà quale dove.
Cercavo compagnia e la trovai nella Luna che, docile, si posò sul mio tetto come una farfalla attirata dalle mie notti bianche e insonni.
Faceva le fusa la luna, sentivo la sua voce sussurrare ai miei sogni consigli per autorealizzarsi.
Faceva luce la Luna ma in pochi eravamo rimasti a cercarla nel velo buio e spiegazzato della notte dove le stelle rammendavano asole per bottoni che faticavano ad allacciarsi.
Faceva fatica la luna a realizzare il suo sogno e rimaneva regina di un regno a metà dove i gatti le intonavano canti d’amore come disperati poeti vittime di libidini insoddisfatte dai loro pensieri.