Sintobiografia e sintoscritti di Maga Morrigan

magamorriganNata nel ´59, da una generazione di maghe,
costretta a reincarnarsi per una maledizione,
finché non si riunirà al suo grande amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nostro cielo

Il rosso dei miei capelli
sciolto nell’azzurro
dei tuoi occhi
invento’ il viola
di quel cielo
che ci abbracciava
con amore.

 

 

 

 

 

Dal web

Dal web

Legami
A quattro mani con Etienne Lagardè

Riesci ancora a ricordare la tua vita, vissuta prima del nostro incontro? Eravamo come grappoli maturi di due diverse vigne e una malvasìa sicula lega poco con un cognàc francese. Cercavamo di tener ben stretti i nostri acini, fino a quel giorno…Se chiudo gli occhi, posso rivedere le nostre dita avviticchiate insieme, che non avevamo voglia di staccare da quello che era molto di più di un semplice saluto. Con le mani abbiamo imparato a comunicare, inventando un nostro codice segreto. Mani strette nelle mani, protette, per dire ” ti appoggio io, contro i casi della vita”. Nel corso degli anni, la nostra amicizia, come un buon vino, invecchiava in una botte speciale contenuta nel cuore, diventando più dolce. Abbiamo deciso di metterla in bottiglia e, sull’etichetta, oggi è scritto “Amore”.

Sintoscritto terzo classificato alla Sintogara ” A quattro mani “

 

 

 

 

 

 

 

Il nostro cielo

Il rosso dei miei capelli
sciolto nell’azzurro
dei tuoi occhi
invento’ il viola
di quel cielo
che ci abbracciava
con amore.

 

 

 

 

 

La goccia di lava e l’iceberg

maga

Wallpaper1080

 

Un iceberg si era innamorato
di una goccia di lava incandescente;
ma quando lei lo baciava,
un pezzo di lui si scioglieva,
lasciandolo sempre più leggero
e in balia delle correnti.
Allora lei decise
di entrargli dentro il cuore.
Lasciò che il mare la indurisse:
divenne la sua roccia.

 

 

 

 

 

Un tempo dimenticato

L’aveva portato il vento, quel profumo di ginestra misto a lavanda.
Il nonno lo portava da Parigi, lo avevano creato solo per lui.
Era l’odore di un’infanzia fatata, accanto al mio mago delle favole,
che mi aveva insegnato a volare in un’altra dimensione.
Voleva ricordarmi di sognare ancora.

 

 

 

 

 

 

V. Bonadonna

Immagini di un ricordo

Stretti, al centro del piazzale.
La luna contorna i nostri corpi di una linea di luce.
Tu in nero, io in rosso.
Inscindibili.
Ci muoviamo piano,
come l’ombra di una pianta appena mossa dal vento.
Soli.
Insieme.
Danziamo lentamente,
al suono di una musica che non c’è.

 

 

 

 

 

 

Ieri è già domani

Vedo gabbiani sparire nella nebbia
E anatre che si preparano a partire
Nuvole dense annunciano pioggia
E un vento gelido soffia sulla schiuma delle onde,
in mille baci di ghiaccio
che mi accarezzano il viso.
Riportano alla mente echi
profumati
Di un natale sempre più vicino.
Ieri è già domani.

 

 

 

 

Serendipity

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Loind’ici è un posto splendido,
Un bosco luminoso e incantato.
Si trova
Nel pianeta di Espérance,
un piccolo mondo
Di un universo parallelo.
Lo puoi raggiungere
entrando
In un buco nero, di quelli che si
formano nei sogni.
Dentro ci
troverai tutto ciò che non avresti
mai pensato di cercare.

 

 

 

 

Non voglio svegliarmi

Un castello di carte
tutte uguali, due di
picche spacciate
per cuori. Un re di
pan bagnato,che
si inzuppa nelle
lacrime, una regina
di zucchero filato,
che crede nelle favole.
Un vento di scirocco,
dispettoso, soffia forte.
Mi sveglio con dolore.

 

 

 

 

 

VISIONE DII UN MONDO PERFETTO

Notte di San Giovanni

Il pomeriggio del 23 di Giugno, per la casa iniziava il fermento. Giungevano tutte le donne della contrada, anche le più anziane. La prima volta che mi fu permesso di partecipare, avevo sette anni ed ero la più piccola.
Tutte portavano fiori, coltivati per l’occasione, piccoli garofani rossi o freschissime margherite.
Quell’anno c’erano molte rose, le aveva coltivate la nonna nell’angolo del giardino che il nonno le aveva riservato, insieme alle erbe odorose. Aveva preparato grandi mazzi, e uno era guarnito da rami di basilico, dalle foglie grandi e profumate. Era quello che avrei portato alla festa, quella sera, quando i fuochi sarebbero stati accesi.
Sarebbe stata la mia offerta al Santo, perchè proteggesse l’estate della mia vita e io potessi crescere felice e amata. E, lavando i miei occhi con la rugiada del mattino, avrei sognato il mio futuro sposo.
Avevo un grazioso vestitino rosso, che la tata aveva ricamato cantando strane nenie. E mi aveva intrecciato tra i capelli nastri colorati e spighe d’orzo verdi. Qualcuno mi chiamava Palummedda,  cioè colombella.

Era una notte di dolci e di incanti.