“Insoddisfatta, vivo migrando, mi adatto per un po’, ma vince sempre la voglia di scappare”.
Un posto da chiamare casa
Da quella quieta cittadina di provincia ho sempre desiderato scappare; sempre tutto uguale; lunghi pomeriggi spesi a leggere, fare e disfare puzzles, camminare con le amiche per vie assolate. Il senso di non appartenere sempre presente, strisciante. Sono venute poi altre cittadine, nebbiose o piovose. Le ho amate e odiate allo stesso tempo. Dopo un po’, quando tutto sembrava andare bene, ecco ritornare la voglia di scappare. Sono invecchiata, sono stanca di traslochi, di persone e cose lasciate indietro, eppure so già che dove sono ora è solo un nido temporaneo. Non so dove andrò, ma la serpe sta già strisciando.
“Quindici come loro… Li leggevo, per trovare risposte; che solo ora trovo, ma dentro me”
Ne ricordo ancora l’odore.
Non ho mai saputo paragonarlo ad altro; era il loro odore e ce l’avevano solo loro…
In un vino puoi sentire note dolci e fruttate o profumi di campi di grano o tabacco…
In quei quindici volumi non so cosa ci fosse… Mi rivedo bambina, a sfogliarli, nella stanza più calda e luminosa della casa, riscaldata dalla rassicurante presenza di una madre attenta, di poche parole, dal grande esempio, mai distratta da sms o mail… che il cellulare dovevano ancora inventarlo! E papà faceva i turni di notte… di giorno riposava e neanche una mosca facevamo volare in casa. Io sempre attenta. E diligente. E rispettosa. Mi sono ritrovata grande senza volerlo; senza saperlo. Senza scegliere. Oggi ci sono tornata in quella stanza; il camino acceso, un papà che non c’è più, quadri e fotografie a raccontare di una vita vissuta tra quei muri. E la mamma. Che ricama per non pensare al suo male. Che sorride quando mi sente arrivare. Che si tiene tutto dentro, perché così ha imparato a fare. Con una fede che le dà forza e un’altra che ormai le balla, su quel dito improvvisamente smagrito. Voglio rileggere quelle filastrocche, quelle che mi facevano sembrare il mondo bello. Per un giorno, solo per un giorno… voglio dimenticare quello che la vita mi ha insegnato e che ho dentro e che nei libri non c’era scritto. Voglio tornare bambina. Voglio sentire la vita leggera. E la mamma che ride. E il papà che mi saluta: «Brava Giuli, leggi… che è importante!», si siede sul divano e fuma la sua esportazione senza filtro.
“Quando tutto tace ascolto nel silenzio l’eco d’un pianto diventare canto d’amore”
Me lo hai insegnato tu:
“devi chiudere gli occhi se vuoi sentire meglio”
Una coperta
porta la notte
su corpi immobili
freddi come il marmo
e più paura
il buio non fa.
Senza inseguirlo
l’abbiamo toccato,
senza smuoverlo
lo abbiamo trasformato
in un nuovo divenire
che profuma
d’inizio,
che sa
di prendersi per mano.
Ricominciare
due punti
a capo
dei tuoi occhi
dove per sempre
ho inabissato i miei.
E mia hai soffiato
sul cuore.
“È stato solo per difesa che non ho mollato la presa.
Questo amore, qualcuno, doveva pur salvarlo”
“Preda del virus di raccontare, prediligo le parole scritte.
Motto preferito: Verba volant, scripta manent”
Non è mai troppo tardi
Lei lo pensava di amarlo, l’aveva pensato subito ma non gliel’aveva mai detto, proprio come lui.
Entrambi sulla difensiva per antiche ferite, testardi e chiusi come ricci, si riconoscevano l’uno nell’altro e intuivano i reciproci sentimenti, ma avevano paura delle parole. Effimere, volatili, inaffidabili.
Si amarono per anni in silenzio continuando a pensarlo senza dirlo, finché un giorno, ormai anziani, lei affidò a carta e penna la loro storia così come avrebbe voluto che fosse. Senza firma lo lasciò sotto la porta di lui e aspettò.
Lui la conosceva come se stesso e leggendo il racconto non ebbe dubbi sul finale: aprì subito.
Averlo saputo prima che era così facile!
“Sono semplicemente aperta al mondo e a tutte le persone, a tutti i sentimenti più veri”
Un papavero in mezzo al grano
Sono un papavero in mezzo al grano.
Sono un aquilone che vola lontano.
Sono un intreccio di mille pensieri.
Piedi scalzi su verdi sentieri.
Sono il sorriso che ti sveglia al mattino
L’abbraccio stretto di un vero amico.
Sono il sole che scaccia il grigiore
di giorni tristi e senza calore.
Sono per te l’anima vera che
a volte diventa anche preghiera.
Conosco di me
Cocciuta,
Altruista, sfigata Sensibile,
romantica Solare,
chiacchierona
Chi dice Anna dice danno
Nasco in una calda giornata di luglio, già non è stata una bella giornata per venire al mondo, ma questo era il mio destino. Nasco in un paese dove si sente l’odore della campagna, del mare, dove il sole scalda molto, anche le bianche pietre che lisce sentivo sotto i piedi quando giocavo con i miei cugini per le viuzze del paese. Purtroppo quel paesello non è dove andrò ad abitare per il resto della mia vita, ma poi chi lo sa? Ho ancora del tempo se Dio lo vorrà. Cresco in un paese che non mi accetta e non accetta tutta la mia famiglia. Meridionali, noi eravamo solo dei terun. Allontanati da tutti, presi in giro per il buffo cognome, perché poveri ed ignoranti. Cresco con i miei fratelli in condizioni a dir poco pietose ma con una madre forte che combatte tutti i giorni contro il suo uomo. Insicura e goffa mi muovevo, impaurita e delusa. Poi sono cresciuta, ne ho combinate tante, ma sono state esperienza di vita. Sono diventata adulta, donna, moglie e madre. La vita non è mai stata molto gentile con me, ma sono andata avanti a testa alta; altruista e sensibile, non riesco ad essere impassibile a chi è più sfortunato di me. Mi muovo ancora goffa ed insicura, a volte faccio danni e rido come fossi ancora bambina. Me lo dicono tutti, ecco è passata lei. Amo gli amici e stare con loro mi da gioia. Ho affrontato malattia, brutta bestia, anche lei voleva fottermi; ma a testa dura come un mulo l’ho sconfitta. È stata dura, dura davvero, è ancora dura tutt’oggi, ma voglio farcela per me stessa ed i miei figli, è una scommessa che ho con la vita, da il giorno in qui sono nata.
“Anima folle un po’ scassata,
armato di occhi persi ma sinceri,
combatto il disincanto. Vivo”.
Puoi trovarmi lì, dietro i miei occhi.
Lì, che non esco ancora dalla mia auto perché la radio passa una musica che non so spegnere.
E voglio fumarmi l’ultima sigaretta,
voglio sentire quelle note dentro di me,
voglio che niente vada perso.
Neanche quell’attimo.
Dietro quegli occhi puoi trovarci anche lo sguardo di un balordo sincero che ha donato le ali a chi non voleva volare.
Lo stesso balordo che è caduto perché voleva imparare a volare, là, altrove.
Dove le stelle non sono distratte e indifferenti.
Dove la musica della mia radio non si ferma mai.
Dietro ai miei occhi c’è l’istante che non mi stanco mai di amare, che non mi stanco mai di vivere.
Perciò ora entraci dentro, baciami, prendimi, abbracciami.
E dimmi quante volte ancora dovrò perdermi e perderti, prima d
A piedi nudi percorri un sentiero
che altro non è che
un arcobaleno.
Ti porta lontano come un
raggio di luce.
Che dall’infinito diventa una
voce.
Raggiunge il tuo cuore e ti
porta la pace.
Un prato fiorito è come
un sorriso.
Un semplice dono per chi
conosce il perdono.
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